ERDOGAN, UN ALTRO DITTATORE
Caro Ulisse,
Caro Ulisse,
Di
fronte ai fatti della Turchia di questi giorni non trovo parole più adatte ad
esprimere “la nausea e la finale rivolta dello stomaco delle persone per bene " Taksim,
che sono quelle usate da Benedetto Croce di fronte alle leggi razziali
fasciste.
L’equivoco
che mi colpisce ed offende sta nel fatto che la terribile repressione
esercitata da Erdogan contro gli autori
del fallito golpe contro di lui ed il suo regime religioso/oscurantista e
contro gli inermi e non violenti contestatori delle sue idee (vedi manifestazioni nella piazza Taksim)
viene effettuata in nome della “democrazia” per il fatto che Erdogan ha
vinto le elezioni. Che in questo modo si uccida la libertà di espressione ed i diritti civili, a lui non importa .
La
democrazia ( potere del popolo) come tutti poteri, per non trasformarsi in "dittatura del popolo" necessita di contrappesi. In questo caso in mancanza di contrappesi istituzionali (come nella
attuale nostra Costituzione) i
contrappesi alla “democrazia” turca
erano gli intellettuali, la stampa, la televisione, la scuola ed in particolare
l’università, la magistratura, i partiti politici, rappresentanti di componenti etniche del
popolo turco, insopprimibili come i
curdi : in sintesi, a quella che si dice "l'opinione pubblica". Tutte quelle strutture della
società turca Erdogan le sta annientando. l'opinione pubblica è senza voce. Quindi – come è già avvenuto per il fascismo
ed il nazismo – il regime di Erdogan anche se sorretto dal voto popolare
(peraltro ottenuto con promesse demagogiche e non mantenute) non è democratico ma una vera e propria dittatura perché
sopprime la libertà.
Mala
tempora currunt (tempi duri ci aspettano), caro Ulisse, anche perché la Turchia è un paese
strategico nel versante geopolitico medio orientale. Saluti, per oggi ai lettori
ANTONIO
SARTORIS
Cuneo 28 Luglio 2016